Nel piazzale di Piccalinna una serie di edifici, tutti con muratura in pietra faccia a vista, decori in laterizi e una certa ricercatezza architettonica, costituiscono quello che in passato era il nucleo operativo di tale cantiere minerario: il pozzo San Giovanni e la lampisteria, la sala argano, la sala compressori e la cabina elettrica, la laveria Piccalinna e gli spogliatoi.
Altri edifici, ormai in parte distrutti dall’incuria e dal tempo, si scorgono, immersi nella vegetazione. Si tratta delle abitazioni per operai scapoli: un complesso di sette edifici, realizzati intorno agli anni Quaranta del Novecento.
Addossato alla collina spicca l’imponente edificio che ospitava la laveria che rimase in funzione fino al 1935 mentre, nell’ampio piazzale, sono visibili la cabina elettrica e le sale che ospitavano il grande argano, i compressori e unamacchina da 120 cavalli HP, inizialmente a vapore e poi elettrificata intorno al 1930, in grado di assicurare un’estrazione di 20 mc/ora.
Ottenuta la concessione nel 1876, la “Nouvelle Arborese”, inizio subito i lavori del pozzo di estrazione, che usciva a giorno alla quota di 229,90 mt slm.
Alla fine del 1880, il pozzo S.Giovanni arrivò a 215 m di profondità, da cui vennero intestati alcuni livelli che verso levante incontrarono ricche lenti di ottima galena.
Nel 1888 la “Montevecchio” acquistò le concessioni di Genna sciria e Piccalinna per 200.000 lire, sostituì il castello in legno del pozzo con quello in muratura visibile oggi.
Approfondito a più riprese raggiunse il nono e ultimo livello, per una profondità di 290 m (– 63,27 slm)
Terminò definitivamente la sua attività alla fine degli anni 70 per problematiche legate al “guidaggio” delle gabbie del pozzo derivanti dalla natura del terreno.
Piccalinna Mine
In Piccalinna square a series of buildings represent what in the past was the operational core of the mine: San Giovanni shaft, the lamp room, the winch room, the compressor room, the electrical room, the Piccalinna laundry and the changing rooms. All of them are built with stone masonry veneers, decorative bricks and various architectural refinements.Also a set of seven more buildings surrounded by vegetation and partly destroyed by negligence and time, can be seen.
These were built in the forties of the twentieth century and were used as accommodations for unmarried workers.On the hill the imposing building that housed the washery stands. It remained in operation until 1935. In the large square can be seen the electrical room and the halls that housed the big winch, the compressors and a 120 hp machine. This machine initially was powered by steam but then, in 1930, it became electric and was able to extract 20 cubic meters per hour.
The “Nouvelle Arborese” obtained the mining concession in 1876 and, immediately, started building the shaft at 229.90 m AMSL. At the end of 1880, the San Giovanni shaft was 215 m deep, which were headed eastward some levels that met rich lenses of excellent galena.
In 1888 the “Montevecchio company” acquired the Genna Sciria and Piccalinna concessions for 200,000 lire (about 100 Euros), it replaced the wooden castle of the shaft with the masonry castle that can be found today.
Eventually, the shaft had nine levels and was 290 m deep (63.27 m AMSL). It was shut down on the late 70th due to technical problems that were considered excessively expensive to repair.